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Mag 26

Il Codice dell’Anima

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Mi capita spesso che mamme in difficoltà col proprio bambino mi chiedano un consiglio su che cosa leggere. Grazie al mio lavoro – di educatrice e di psicologa – ho capito che la paura più grande di una mamma è quella di sbagliare. L’alimentazione, il sonno, il gioco, le relazioni con gli altri bambini, e ancora la scelta di prolungare l’allattamento, la decisione di iscrivere il figlio al nido – la lista non finisce di certo qua – sono tutti ambiti in cui la mamma, a livello più o meno consapevole, sente di avere paura di non fare del suo meglio e di far soffrire il proprio bambino. Succede allora che se ne parli tra mamme, che si interpellino specialisti o che si vada alla ricerca di un libro che illustri un metodo che funzioni. Consigli e tecniche però, una volta messi in pratica, rivelano i loro limiti e sembrano insufficienti ad assolvere il loro compito. Il bambino continua a non dormire, a non mangiare, a non ascoltare, a opporsi e qui, preciso come un bisturi dal taglio sottile, si insinua il dubbio: “dove sbaglio?”, e poi “come posso fare?”.

Ho scelto un libro alquanto insolito per una mamma, poiché esce dagli schemi della psicologia dell’età evolutiva e della pedagogia comunemente conosciuti. James Hillman (psicologo analitico, discepolo di Jung) nel libro “Il codice dell’anima” affronta un tema fondamentale: l’esistenza. L’argomento è complesso, soprattutto se pensiamo che poeti e filosofi se ne occupano da millenni! La mia sfida consiste nell’aprire una porta nell’immaginario materno che si discosti dal buon senso comune e che ci aiuti a porre domande diverse da quelle che quotidianamente ci facciamo. Le mamme quando si rivolgono a me hanno uno di questi problemi o più di uno insieme: “mio figlio non mangia, non cammina ancora, chiede il seno di continuo, non sta fermo, è disattento, è timido, non gioca con gli altri bambini”. A quel punto mi chiedono: “che cosa devo fare? Come posso aiutarlo? Sbloccarlo? Sostenerlo? Ci starà male? Soffrirà? Gli provoco un trauma?”.

Ne “Il codice dell’anima” l’autore sceglie una strada inesplorata che ci porta a considerare il punto di vista del bambino. L’argomento non è dei più semplici, poiché parla del destino e della vocazione dei nostri figli, termini che non si trovano nei testi di psicologia e che non usciranno mai dalla bocca del nostro pediatra. Allora perché occuparcene? Hillman sostiene che “appiattiamo la nostra vita con il modo stesso in cui la concepiamo. Abbiamo smesso di immaginarla con un pizzico di romanticismo, con un piglio romanzesco” – Immaginazione? Romanticismo? Ma che cosa c’entrano con la pappa e la nanna! -. A sostegno di questi argomenti ci sono grandi idee filosofiche come la bellezza, il mistero, il mito che sono una cura per l’anima e vanno dritte a lenire la nostra paura di sbagliare e di procurare un trauma al nostro bambino. Hillman ci invita a stare dalla parte dei bambini affermando che anch’essi, già da molto piccoli, hanno in testa che cosa fare della propria esistenza, che hanno una vocazione da esprimere.

Avevo regalato il libro a un’amica, la quale mi disse che lo trovava troppo impegnativo – in effetti non si tratta di un’opera da leggere alla luce dell’abat-jour quando, dopo una giornata di lavoro, abbiamo messo i bambini a letto! – pertanto ho deciso di analizzare i temi de “Il codice dell’anima” al fine da renderli fruibili anche a chi non mastica di filosofia e psicologia analitica.

Da educatrice da vent’anni e da mamma da qualche mese, sono arrivata alla conclusione che abbiamo il difficile compito di pensare i nostri figli proiettati nel futuro, poiché i bambini da subito iniziano ad andare in contro al loro destino e la loro vocazione si rivela, in modo più o meno chiaro, già durante primi anni di vita: diventerà uno sportivo? Un ricercatore? Un genitore premuroso? Parlerà molte lingue? Fonderà un’attività sua? Si dedicherà agli altri? Andrà a vivere in un Paese diverso da quello d’origine?.

Come direbbe Hillman dobbiamo immaginare la loro esistenza “con un pizzico di romanticismo”. Soltanto questo ci permetterà di pensare ai nostri figli come persone uniche e irripetibili, dandoci la sensazione che il mondo stesso vuole che essi siano al mondo, che non è un desiderio soltanto di mamma e papà. Il codice dell’anima non dà risposte pratiche, non svela il metodo giusto per risolvere i problemi quotidiani ma ci toccherà nel profondo, e toccherà l’idea che abbiamo dei nostri figli. Il libro è un atto d’amore indiscusso da parte dell’autore nei confronti del genere umano e credo che la sua lettura sia un atto di benevolenza e generosità da parte di un genitore nei confronti del proprio figlio.

1 comment

  1. Massimiliano

    Ciao Debby
    come faccio ad iscrivermi al tuo blog?
    Hai mai pensato di aprire un canale su youtube?
    Bacioni da tuo cugino Massimiliano

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